22278 - Dai postulati dogmatici ai crimini
N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini
Uno dei punti chiave che dobbiamo precisare nell’ambito dello studio del comportamento wahhabite, è la trasformazione di un dato considerato come religioso in atto contro gli uomini. In effetti, il substrato è relativamente semplice poiché è di fatto letterale così nessuna polisemia o metafora è ammessa. Questo conduce naturalmente ad una forma inaccettabile di sacrificio come gli attentati suicida. È in relazione al rifiuto di qualunque immissione del concetto di santo. Così il culto dei santi è semplicemente vietato. Questa posizione conduce alla distruzione dei luoghi santi ed è considerata come un atto di fede. Per di più, poiché si basa sul ripudio delle quattro scuole di giurisprudenza sunnita, parte dal principio che ognuno può interpretare senza alcun intermediario, soprattutto se è erudito, il testo sacro e le leggi coraniche. A partire da questo insieme, tutti coloro che non credono a questi postulati dogmatici sono considerati come miscredenti nel migliore dei casi e come apostati nel peggiore dei casi. La conseguenza diretta di questo punto di vista è chiarissima. Contro costoro tutto diventa lecito. Così i saccheggi, gli stupri, gli assassinii, gli omicidi di massa e gli atti terroristici non sono considerati come dei crimini che contano. Allo stesso modo, in ciò che concerne le sanzioni, nelle pene attuali troviamo: le flagellazioni, le amputazioni, le lapidazioni e la condanna a morte con la decapitazione. Quest’ultima inoltre può essere seguita da una crocifissione poiché può essere ordinata dal tribunale affinché il corpo sia esposto in pubblico al fine di creare simultaneamente della dissuasione. Se aggiungiamo a tutto ciò che il wahhabismo vieta ogni pratica di qualunque religione diversa e specialmente quella della Gente del Libro, allora comprendiamo tutti con che cosa abbiamo a che fare.