17655 - Neurofilosofia

N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini

Dopo il Tractatus Logico-Philosophicus, ci fu il futuro.
Wittgenstein l’aveva vissuto.
Qualunque cosa dicesse Russel.
La questione era chi lo sapeva.
Così era avvenuto con Carroll ma tutti guardavano Alice.
Avrebbero dovuto incorporare alcuni criteri di Popper.
Ci aveva provato Kuhn.
Ed alcuni temi non avevano più senso.
Il gioco cambiò forma con Lakatos.
Senza degenerare il suo pensiero.
Certamente aiutò Polya però la scoperta rimase rivelazione.
Serendipity.
Il cervello era sempre una scatola nera.
Come se fosse la sola risposta alla richiesta:
«Disegnami un cervello»
Solo che non c’era il Piccolo Principe a riceverlo.
La filosofia era in difficoltà.
Pensò per un attimo alla psicologia.
Però capì che era un vicolo cieco.
Dovevano pensare fuori dalla scatola.
Perché non erano tutti neri.
C’erano anche i bianchi.
C’era anche il gioco degli scacchi che viveva da secoli a questa parte.
Non era fortuito.
Era una questione di necessità.
E la necessità creò.
L’arnese da guerra si era trasformato in un organo intellettuale.
Non era solo la Strategia.
La Cronostrategia attraversava tutta la scacchiera.
Anche se erano rari coloro che lo vedevano.
Approccio olistico.
Era giunta ai suoi limiti l’analisi.
Doveva completarla la composizione.
Era indispensabile.
Per via della retroazione.
Al di là della macchina di Turing funzionava la macchina di Wiener.
La neurofilosofia era una richiesta.
Doveva esaminare le strutture post-sintattiche.
Altrimenti il loro invisibile non permetteva l’analisi della filosofia.
Occorreva la sintesi della neurofilosofia.
Non era più epistemologia.
Con il concetto di scienza per la scienza.
Ma azione dell’intelligenza come coscienza.