17320 - Fine del divieto

N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini

Per tanti secoli c’era il divieto per l’Umanità di riferirsi al Tempo.
Perché non era inconcepibile.
Visto che non poteva essere utopia.
Questo scriveva nel suo quaderno.
Intellettualmente il supervolo era cominciato.
E la differenza determinò la differenza.
Guardò intorno e vide gli uomini ancora imprigionati nella loro epoca a causa del loro attaccamento alla società.
Non potevano superare l’oblio perché non credevano nella memoria intellettiva mentre era il mezzo per il viaggio.
Continuò a scrivere nel suo quaderno il codice mentale che avrebbe dovuto decifrare un altro Maestro affinché non venisse interrotta la partita a scacchi.
Il Tempo era con lui.
E per tanti secoli era con lui.
Perché era sin dall’inizio l’unico viaggio che gli interessava.
E la ragione era semplice.
Non c’era altro modo per aiutare l’Umanità.
Non aveva altro motivo d’esistere.
Questo era il motivo della sua vita.
In quell’istante…
Ramificazione.
La transcrociata cominciò.
Messa in moto del supertempo.
La stazione spaziale era soggetta ad un nuovo assedio.
E doveva resistere.
La liberazione era programmata.
Ogni sua cellula si era assunta la responsabilità del medesimo fine.
E sarebbe stato libero solo quando fosse finito l’assedio.
Stato d’assedio diacronico.
Avrebbe vietato la barbarie.
Perché il libero assediato in quanto Maestro non riconosceva nessun divieto.
Contrattacco!