17316 - Ore digitali
N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini
Le lancette non erano cambiate ma le ore erano digitali.
Era un’altra forma di mosaico ove il concetto non appariva sulle tessere se non si conosceva l’ordinamento della struttura.
Non era solo un contrasto fra il monocolore ed il pluricolore, ma una polisemia complementare.
Su questo schema mentale si era innescata la policiclicità del Tempo.
Perché anche i colori erano elementi degli stemmi.
Anche se quasi tutti non sapevano leggerli, poiché non conoscevano l’araldica.
Per di più le cifre erano solo l’inizio.
L’intramezzo in sostanza fra le lettere e i numeri.
E in questo modo si era creata anche l’ enciclopedia digitale delle sequenze dei numeri interi.
A questa enciclopedia pensava quando riprese il quaderno davanti al tabellone.
I matematici non erano solo nomi su dei teoremi.
Avevano anch’essi in sé parti di storia con una logica del futuro.
Anche se sporadica era la loro opera, era sufficiente per sostenere la continuità.
Questa era la cosa più importante.
Perché in sostanza molte cose che avvenivano quotidianamente non avevano nessun futuro.
Mentre i matematici creavano per natura schemi mentali diacronici risolvendo il paradosso della storicità che produce il futuro.
La sporadicità agiva in gruppo.
Seguendo l’espediente di Galois che spiegò l’impresa di Abel.
Perché l’ andare oltre lasciò una eredità per i posteri che compresero la sua opera dopo decenni. Nessun limite.