16535 - Contro le fondazioni
N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini
La barbarie cercava di tenere il tutto sotto il suo controllo.
Però quel giogo era inaccettabile.
Così quando incominciò la guerra con l’Austria nel 1863, Venezia se ne approfittò per fare un contrattacco.
La scacchiera era di nuovo cambiata.
Era ormai chiaramente mediterranea.
E Morosini con il Maestro avrebbe colpito ogni fondamento della Sublime Porta senza compromessi.
Dettero inizio alla fine dell’Impero.
La prima incursione avvenne a Lefcada nel 1685 per preparare le seguenti a Koroni e a Mani nel 1685. In seguito con l’aiuto dello Svedese Otto Wilhelm di Königsmark l’anno seguente occuparono Pilo, Methoni, Argos e Nafplio. La barbarie non resistette a quella piccola guerra.
Così liberarono tutto il Peloponneso perché non avevano dimenticato il primo colpo.
Adoperando schemi mentali diacronici, ogni loro passo era anche un atto dell’inconcepibile.
Nessuno sapeva come ci sarebbero riusciti contro simili nemici.
Eppure tutti vedevano l’efficacia della loro missione.
La supercorda non si era spezzata.
Continuarono a Patrasso, a Lepanto, a Corinto ed in Atene.
Allora, colpirono il Partenone.
I barbari avevano messo dentro il tempio, le loro munizioni.
Pianse la nostra gente, ma non si arrestarono.
Esaurirono tutti i limiti dell’Impero.
Così passarono all’utopia.
E allora Venezia prese la decisione nel 1687 di scalfire sulla statua di bronzo di Morosini, cosa mai successa in passato per il futuro della storia:
«Francisco Mauroceno Peloponesiaco, adhuc vivendi, Senatus.».