15947 - L’amicizia di Astorre Baglioni
N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini
Anche nei momenti più difficili l’amicizia di Astorre Baglioni non si era interrotta.
Poiché era esperto riusciva con i suoi uomini a vincere battaglie proprio lì ove nessuno dei suoi nemici se lo aspettava.
Valorizzava ogni idea strategica del Governatore di Cipro e l’applicava
sul piano tattico per rinforzare le postazioni di Famagosta. Così ben presto divenne uno dei nemici più capaci degli Ottomani.
Ed ogni volta che colpiva gli attacchi, li temevano per il futuro.
La sua amicizia aveva qualcosa di Apostolico.
E se anche aveva preso la spada era per protezione
non sua ma degli innocenti.
Era sempre così anche da vecchia data ma con il Governatore e le trasgressioni
si era di fatto trasformato.
Vedendo i tragici risultati della sua gente il generale degli Ottomani che non
poteva dimenticare la sua sconfitta nell’assedio di Malta, cominciò a preoccuparsi per
la sua carriera.
La Sublime Porta non gli avrebbe dato un’altra occasione.
Così decise di chiedere aiuto.
Cercò di radunare quante più persone potesse per farcela contro
gli assediati.
Dopo due mesi rinforzò l’accampamento e aveva duecentocinquantamila
uomini e centocinquanta navi per impossessarsi di un castello che era protetto solo da
settemila uomini.
Sapeva che sarebbe stata una vittoria da sola ma non era abbastanza.
Per questo si affrettò ad arrivare a Cipro.
Non poteva rimanere indietro, mentre i suoi fratelli combattevano contro
uno dei più numerosi eserciti del mondo.
«Amatevi gli uni gli altri,
come io ho amato voi,
così anche voi amatevi gli uni gli altri.»
Questo non era un comandamento e lo sapevano i discepoli.
In questo modo divennero guerrieri.
Perché non c’ era altro.
Quando vedevi la dimensione della barbarie.
Erano i rari che combattevano contro i numerosi.
Erano i valorosi che seguivano la gloria.
Era la gloria.