35294 - La Giustizia dopo il crimine

N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini

A Shula per amore dell’Umanità

Egli l’aveva sempre nel pensiero.
Come una connessione sinaptica del suo cervello.
La sua presenza a New York era un regalo e non soltanto una testimonianza.
Questa volta si rincontrarono a Piazza Battery.
Una nuova missione nel passato.
Una operazione che riguardava il genocidio ma anche al di là di esso.
Era la prova che le vittime potevano sopravvivere,
che l’innocenza aveva un ruolo da giocare.
Il giardino delle pietre non era quindi che una preparazione.
Il bisogno di nuova speranza.
I diritti dell’innocenza erano diventati la missione dei Giusti.
Lei gli mostrò i particolari della preparazione,
la formazione della squadra di rapimento.
Era l’esempio di un dovere ma non soltanto per gli innocenti o
la rinascita di un paese, era per la memoria dell’Umanità.
Lei era sempre al suo fianco per spiegargli tutto,
per rispondere ad ogni domanda.
Al di là della mostra, vedeva lo scopo del riconoscimento.
Era l’ultimo passo dopo la realtà del genocidio.
Non un lamento per le vittime
ma la direzione per un popolo innocente,
il modo per diventare dei Giusti.
Il punto era semplice: come rendere vera una frase?
E questa frase era: mai più.
Era la memoria viva dei successori.
Comprese che ella creava un nuovo legame con la mostra.
E il nuovo scopo era di conservare la memoria vivente dopo l’oblio.
Egli aveva studiato precedentemente il caso dell’operazione finale.
Ma lei gli comunicò parti della realtà dimenticata.
Era per questo che era impossibile rifiutare la nuova missione.
La costruzione di un ponte temporale fra passato e futuro
diventava un bisogno dell’Umanità.
L’operazione finale era un nuovo punto di partenza, non solo una lezione del passato
ma un modo per ricordare il nostro dovere per il futuro.
Accettò il regalo come un regalo del passato per il futuro.